Diario del capitano (data stellare 01301 EdR)

Tutto avvenne in pochi anni, molti anni fa, forse un milione di anni fa.
Aldebaran era un sole giallo, poco più piccolo del sole terrestre ma molto più antico. Noi abitavamo in due pianeti in orbita su di esso, due pianeti dalle caratteristiche simili, molto belli. Vivevamo in pace. Sapevamo che il sole stava esaurendo il suo idrogeno e presto si sarebbe trasformato in un una gigante rossa. Noi eravamo gli esploratori alla ricerca di un nuovo pianeta da abitare.
La confederazione dei pianeti ci stava aiutando in questa impresa e aveva costruito per noi dei wormhole che conducevano navi grandi a grandi distanze. La nostra era diretta su Alfa Centauri e poi sulla Terra. Avevamo il compito di esplorare e tornare, ma su Alfa il piano saltò e ci trovammo in trappola. Fummo costretti a trasferire le nostre coscienze in cristalli di memoria e con la tecnologia di transfert ci saremmo risvegliati a tempo opportuno. Ripensandoci oggi quello fu il peggior piano mai ideato perché su Alfa Centauri non c'erano pianeti abitabili e la nostra nave andò alla deriva un tempo indefinito fino ad arrivare qui. Fu così che le macchine di bordo riuscirono a trasferire le nostre coscienze nei corpi che ora abitiamo. Ma questo ci ha fatto dimenticare il passato, un passato che è rimasto in noi solo come un sogno latente.
Ma si sa, l'amore è la memoria eterna dell'universo, l'energia che tutto realizza, ed io mi ricordo di lei a sprazzi, dei capelli biondi, degli occhi blu mare.
La rosa è la prova che i ricordi non sono solo sogni, o forse si, non ho nessuna certezza. Questa vecchia nave forse un giorno potrà di nuovo volare, ma oggi è solo un relitto di un naufragio che avvenne prima delle ere.
E di lei non so più nulla, forse persa nell'esplosione del sole, forse vive in un altro pianeta o forse ha attraversato anche lei il tunnel e si trova qui, naufraga, a chiedersi dove io sono.

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