Diario del capitano data di Aldebaran 30002018forever- Stella
Venimmo attratti dalla gravità dell'astronave madre della federazione. Un piccolo rimorchiatore ci venne incontro e ci agganciò con un raggio per condurci dentro un angar.
“Soraya, immagino che tu sappia cosa sta succedendo”
“No, per la verità dovevano aspettarci i miei simili per rifornirci di antimateria, il piano prevedeva che saremmo arrivati ai tunnel e il carburante ci sarebbe servito per muoverci nel sistema di Aldebaran, ma a quanto pare abbiamo attirato l'attenzione della confederazione e ora ci hanno catturato. Golan, qualsiasi cosa accadrà ora ricordati di agire solo ispirato dal cuore, altrimenti potresti restare intrappolato per anni tentando di rimediare, come me.”
La Valentine si posò su una piattaforma luminosa e poco dopo nella nostra cabina di comando si materializzò un'androide di forma femminile.
“”Salve Golan di A1 e saluti a te Soraya della Terra, sono onorata di portarvi i saluti della confederazione e dell''ambasciatore Anstrid dei pianeti uniti Pleiadiani, vi sarei grata se poteste seguirmi.”
Seguimmo l'androide verso un trasporto simile ad una metropolitana che viaggiava in un tubo trasparente. Ci accomodammo in comode poltrone e l'androide ci offrì una bevanda che sembrava te e dei pasticcini deliziosi. Il trasporto si muoveva a velocità supersonica ma noi non notavamo alcuno scossone, evidentemente usavano un campo di curvatura o qualcosa di simile. Quando fummo arrivati a destinazione il mezzo si fermò di colpo, fosse stato un trasporto normale ci saremmo spiaccicati al fondo del vagone, ma non sentimmo nulla, proprio come accadeva nella Valentine e in qualsiasi mezzo a curvatura.
Quando le porte si aprirono, davanti a me vidi con enorme sorpresa Cristal. Appena mi vide si buttò su di me per abbracciarmi come faceva sempre, e per poco non finimmo in terra entrambi.
“Cristal, ma ma ma... ma che ci fai ad anni luce dalla Terra?” riuscii a balbettare solo queste parole.
Lei mi prese le mani e mi sorrise, poi guardò Soraya e abbracciò anche lei.
“Il mio vero nome è Anstrid e vengo dalle Pleiadi, ma questo è il mio nome attuale, in realtà il mio spirito è nato ad Aldebaran, te le ricordi le lettere che ci scrivemmo? Te lo ricordi che ti parlai delle navi?... lo sai che sulla Terra le memorie vengono soppresse per poter svolgere i compiti a cui siamo assegnati noi della Federazione” Guardai verso Soraya che aveva le memorie intatte e pensai che questa cosa doveva valere solo per la federazione.
Cristal mi porse un foglio di carta. “Guarda amore, questa è una delle email che mi inviasti e contiene un racconto... una visione che avesti, sai, noi ci siamo incontrati spesso in questi anni di esilio e ogni tanto te lo rammentavi, ma come se fosse un sogno... non immagini quanta felicità provavo ogni volta.”
Aprii il foglio e lessi un racconto che conoscevo bene.
Iniziava così:
Di sogni e di stelle
Mi trovavo dove non sapevo… chi ero e cosa facevo in quel luogo? Il freddo pungente mi avvolgeva come un manto e seppure ero sereno, non ricordavo più nulla di me.
Ciao… io ti conosco, sento che è così anche se non lo ricordo.
Ora ti accompagno io come facesti tu con me. Vedi le navi?
Si… sono avvolte dalla non luce
Hai detto bene… non luce, il vuoto eterno, l’eterno nulla.
La piattaforma che ci accoglieva s’affacciava nel vuoto nero e sopra e sotto di essa le navi si muovevano lente.
Come ho fatto a venire da te? Non ricordo chi sono!
Le memorie si annullano nel passaggio, è il biglietto che bisogna pagare, ma hai con te anche il biglietto di ritorno, non temere.
Non temo nulla ora… vi è curiosità.
Mi condusse attraverso un passaggio. Il pavimento nero era incastonato con pietre colorate e di forma irregolare, mentre i bordi levigati e netti erano dorati e appena luminosi.
Ma perché ci troviamo qui e dove siamo?
In questo porto, arrivano tutti i quesiti non risolti in cerca di luce. Il buio che vedi sono le domande senza risposta.
Le domande di chi?
Sono domande dell’uomo che cerca… domande importanti o semplici… ricerca interiore.
Vuoi dire che tutte le domande dell’uomo sono senza risposta in questo luogo?
Noi diamo le risposte, ma non possiamo se non sono accettate. Vedi… quando una domanda viene formulata, si crea l’aspettativa di una risposta… quando la risposta non vuole essere ascoltata da chi pone la domanda, si crea una stasi. L’attesa che vedi è il nero della non luce. Quella che tu percepisci come luce è l’accettazione che essa sia luce e la conseguente elaborazione.
Ho capito… le domande non risposte sono buie perché pur essendo la risposte già li, esse non vengono percepite… ma le navi?
Esse sono i mezzi messaggeri… ci serviamo di esse.
Vieni con me… ti mostrerò qualche cosa che già conosci.
Disegnò un arco con la mano e davanti a noi apparve un portale che attraverso un corridoio ci condusse davanti ad una porta che m’era famigliare, una porta in pesante legno colorata di azzurro e bordata d’oro. Di la il salone con due lampadari di cristallo a goccia e le ampie finestre grigie che davano su un cortile che conoscevo bene… i ricordi iniziavano ad affollarmi la mente. Attraversammo la stanza con i grandi tavoli da lavoro e pezzi di stoffa tagliata, il pavimento a mattoni rossi, tinti dalla cera appena passata. Di la un altra piccola stanza e un buio sottoscala… scendemmo in un terrazzo grande… molto grande.
Queste sono le tue domande… vedi?
Seduto su un gradino un ragazzo che fui io stava assorto nei pensieri e attento ad ogni richiamo.
All’improvviso un tunnel risucchiò il ragazzo e in un attimo lo condusse nel luogo in cui ci trovavamo. Lui e lei si erano incontrati nel porto senza mare.
Allora noi ci conosciamo già!
Si… sei venuto molte volte qui da me. Tu sei un cercatore e dal buio delle tue domande è nato qualche cosa di diverso.
Che cosa vuoi dire?
Ora hai smesso di fare domande senza risposta. Ora hai imparato a lasciare la tua domanda ed attendere la risposta; vedi… noi possiamo solo dare le risposte nelle cose della vita.
Non esiste un libro o un maestro che può dare risposte valide per tutti, perché ciascuno pone domande differenti ed ha bisogno di differenti risposte. Se così non fosse, non esisterebbe libero arbitrio. Ecco perché non ci è dato di portare risposte dirette, ma le possiamo sussurrare al vento sperando di essere ascoltati.
Vuoi dire che se tu porti risposte dirette, ledi il libero arbitrio degli uomini, ma se le risposte vengono dalla vita è facoltà di ciascuno di noi ascoltarle o no… accettarle o scartarle.
È così. Ma con te è stato diverso… sei riuscito da solo ad apprendere l’arte di ascoltare le risposte.
Ma tu chi sei?
Noi siamo coloro che il tempo non lascia segni sulla pelle… Il sogno dell’uomo spogliato di se.
Coloro che accolgono e donano…
Io sono per te, colei che è di la del sogno.
Sei un Angelo?
Se vuoi, lo sono.
Ma se ho appreso già, perché mi trovo qui ora?
Perché tu hai desiderato quello che anche io ho desiderato.
Sentivo il respiro di lei vicino e tra i suoi capelli profumati mi accorsi del riflesso delle due lune. Erano grandi e dietro quella gialla stava spuntando la luce di una stella, luminosa e fredda come ghiaccio.
Ora voglio stare con te per sempre.
Il tempo è solo illusione che scorre e tutta una vita è solo un battito d’ali qui, ma tra breve tornerai e perderai di nuovo le memorie nel passaggio.
A cosa sarà servito allora?
Questo lo saprai quando scriverai di un sogno mai sognato e quando scriverai ricorderai, ma non saprai mai che è vero.
Una nave ci stava aspettando di la del portale… vi salimmo.
“Che strano silenzio” pensavo; fa sempre un certo effetto essere l’unico abitante di questa immensa fabbrica. Lavorare quando tutti sono in ferie è eccitante, ma anche triste. I macchinari fermi sbuffano l’aria compressa di tanto in tanto, mentre fuori c’è un temporale in corso.
Ho qualche cosa in tasca... un biglietto... una poesia scritta con calligrafia femminile:
Avrò bisogno di te
avrò una stella da darti
un fiore da offrirti
le notti quando si muore,
io ci sarò
e ti amerò.
Ti illuminerò l’anima
ti terrò a me
di sogni e di stelle dipinto;
Avrò bisogno di te
le notti quando si muore
avrò un amore da darti
un amore…
di sogni e di stelle.
“Lo ricordo Cristal, lo riordo... ma non dirmi che...”
“Soraya, permetti? Posso restare un po di tempo con Golan?”
Soraya che aveva taciuto per tutto il tempo si era fatta triste e aveva gli occhi lucidi, disse: “Si, siamo qui per questo... Stella!”
Io guardai Soraya che accennò ad un sorriso e con la testa mi invitava ad andare con lei.
“Quindi sei Stella? Sei davvero tu?”
“Si” e prendendomi per mano attivò un portale che ci condusse nel luogo del racconto. Vidi le due lune, vidi le navi, vidi la stella e sotto di noi un pianeta, era A1.
“Siamo a casa Stella, ma non capisco, siamo in un altro tempo? Ora Aldebaran è una gigante rossa e il nostro pianeta dovrebbe essere rovente.”
“Vedi amore, ci sbagliavamo, non dovevamo partire, Io non avrei dovuto permetterti di andare, la soluzione non era la fuga ma il salto di dimensione.”
“Non capisco Stella.. vuoi dire che ora siamo in quinta dimensione?”
“Si, ma non è corretto chiamarla dimensione, piuttosto siamo ad un livello di vibrazione più elevato. Tu conosci la legge di attrazione, sai anche che esistono vari livelli di vibrazione e l'universo non è altro che un immane ologramma con tanti livelli, ora siamo al quinto e qui il sole è ancora normale. Ricordi cosa ti dissi la nostra ultima notte insieme? Sostenevo che le stelle fossero organismi viventi. Ebbene avevo ragione, Aldebaran come noi vive contemporaneamente in più dimensioni.”
Restai in silenzio ad ammirare il paesaggio, eravamo nello spazio, fluttuavamo sopra il pianeta che era immensamente bello, blu e rosa con navi che andavano e venivano e città sospese come isole nello spazio.
Stella mi diede un piccolo strattone alla mano e mi ripresi dall'estasi della visione di come era diventata casa mia. “Vieni, torniamo su Vega”
Quando fummo di nuovo della nave della federazione, Stella spiegò brevemente la sitazione.
“Quando te ne andasti noi eravamo giovani e coraggiosi, ma non sapevamo nulla della galassia e dei popoli che la abitavano, io per qualche anno fui come morta, il dolore attanagliava così tanto il mio cuore che non riuscivo a vivere. Poi la confederazione ci spiegò la situazione della tua nave, la guerra che si era generata tra A2 e i nativi della Terra, del piano di colonizzazione a cui fu dato uno stop e della sonda che vi era stata messa a protezione. Ci spiegarono il salto che dovevamo compiere e la futura sorte dell'equipaggio della Valentine. Anche io scelsi di vivere una vita sulla Terra quando tu si saresti svegliato, ma c'erano pochissime probabilità di ritrovarsi. Poi il resto della storia la sai, tu venisti da me per attivare il Reiki e io... ma in realtà sono Anstrid e Cristal insieme, anche io come Aldebaran vivo in più dimensioni e il nome che porto per sempre non è a caso Stella. Ma tu ora non puoi fare il salto dimensionale, non ancora, non possiamo vivere una vita insieme nella nostra piccola casa sul mare di A1, non è ancora il momento. Abbiamo una scelta però, possiamo entrambi lasciare il nostro corpo terrestre e chiedere di nascere insieme sulla Terra. Oppure torniamo sulla Terra e dimenticherai tutto di nuovo.. dimenticheremo...”
Nel frattempo ci eravamo ricongiunti con Soraya che sembrava più serena... sembrava contenta di rivederci.
“Stella, mio unico e per sempre amore, posso scegliere di ricordare?”
“Si, puoi scegliere quello che vuoi.”
“Ecco cosa voglio, io voglio lasciare le cose come stanno perché l'universo ha scelto per me quando non sapevo nemmeno chi fossi e credo che l'universo non faccia le cose a caso.”
“Questo è certo amore... so già cosa hai scelto e credo che avrei fatto anche io la stessa scelta al tuo posto.”
Mi strinse a se forte mentre le lacrime le scendevano rigandole il viso. Mi baciò sulla bocca come non aveva ancora mai avuto il coraggio di fare e respirando ancora un po' il mio odore, si allontanò da me procedendo lentamente senza perdermi di vista.
Io guardai Soraya... “Senti Sory, tu sai ballare la mazurka francese?”
Lei sorrise col solito sorriso che illuminava e disse... “Non tanto bene, ma imparo in fretta.”
Fine?
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